Papà Peppo è disperso nel traffico!
Uscito di casa in auto per recarsi al lavoro, non è più rientrato… Abbiamo tappezzato la città di affissioni con il suo faccione sorridente con un accorato appello a tutti i cittadini.
Un invito a migliorare il proprio stile di vita.
Perché, attraverso la vendita di eBike, Moez porta avanti la missione di rendere Bergamo una città più sicura, più vivibile per tutti. In una parola: più bella.
Papà Peppo rappresenta un po’ ciascuno di noi; è lo stereotipo dell’italiano medio, quello che per andare al lavoro (o per fare la spesa, o anche solo per fare un giro in centro città) utilizza l’automobile. Semplicemente perché non crede esistano alternative, è abituato così. Pensa che sia più semplice, più veloce, più pratico – in definitiva più facile – attaccarsi al volante e partire.
Con il risultato che trascorre un sacco di tempo imbottigliato nel traffico, o a cercare parcheggio.
Dati alla mano (fonte: Commissione Europea), in media noi italiani perdiamo – letteralmente! – oltre 38 ore all’anno fermi in coda nelle nostre automobili. Trentotto! E questa è solo la media: i milanesi arrivano a bruciare 64 ore incollati al sedile, i romani 75 ore. Il record – negativo! – spetta a Palermo, dove gli automobilisti restano imbottigliati addirittura 82 ore all’anno!
Ora, senza voler a tutti i costi imbracciare la bandiera dell’ecologia e della sostenibilità o quella del risparmio, pensiamo solamente al fattore tempo: immaginate quante cose si potrebbero fare in quelle ore che invece si perdono incazzandosi con gli altri automobilisti…
Eppure le alternative esistono.
Quali? I mezzi pubblici, per esempio. Sentiamo già la chiosa: “Eh, ma sono pochi e scomodi!”, oppure: “Fanno la coda anche loro!”. Tipiche frasi di chi, l’ultima volta che ha preso un autobus, aveva pagato il biglietto in Lire…
Oggi le flotte di autobus – spesso elettrici! – offrono tante corse in più rispetto al passato, sono più comodi e il biglietto si può fare anche a bordo, pagando contactless. Il tempo in cui si sta in strada probabilmente è lo stesso dell’auto o di poco superiore, ma almeno in quella mezz’ora si può leggere un libro, chattare con gli amici. Tutte cose pericolose (oltreché vietate) se fatte al volante. Perché, siamo sinceri, chi non prende in mano lo smartphone mentre è fermo in colonna? Coda probabilmente causata da altri automobilisti che, pure loro, sono distratti dalla guida alla stessa maniera, con lo sguardo sullo schermo e non sulla strada.
E che dire della TEB? Viaggia veloce e senza ingorghi sui binari tra Bergamo e Albino; presto si farà anche la seconda linea, verso la valle Brembana. Senza contare il collegamento rapido con l’aeroporto di Orio al Serio. E ci puoi caricare pure la bici. Come sul treno, del resto (a proposito: nel 2024 si inizierà il raddoppio della linea Bergamo Ponte San Pietro, per corse più veloci e numerose).
Si tratta solo di provare, prima di criticare. Un dato su tutti: durante una nevicata, negli scorsi inverni, per prudenza molti automobilisti hanno scelto di lasciare l’auto nel garage e di utilizzare la TEB per recarsi in centro, al lavoro. Da quel giorno gli abbonamenti al servizio hanno subìto un’impennata. Motivo? Chi si è visto costretto per una volta a cambiare punto di vista, ha scoperto la praticità e la rapidità di un’alternativa all’automobile.
E poi c’è la bici, naturalmente. Tantissimi di noi, come papà Peppo, devono coprire un tragitto giornaliero casa-lavoro di pochi chilometri, 5, 10 al massimo. Roba che, senza traffico, in auto ci si impiegano 10 minuti. Ma, tra ingorghi, cantieri stradali e ricerca del parcheggio, si finisce sempre per sprecare almeno il triplo del tempo. In bici invece eviti le code, puoi attraversare anche le ZTL e parcheggi dove vuoi, risparmiando un sacco di tempo. E di denaro. E di stress.
Chiedete, chiedete a chi ha lasciato l’auto in favore della bici, domandate a chi ha vissuto in prima persona il cambiamento: nessuno vi dirà che tornerebbe indietro. E non lo farebbero per tanti motivi diversi. C’è chi vi dirà che adesso arriva al lavoro più rapidamente. Ma anche più serenamente: pedalare stimola pensieri ed endorfine! Altri vi racconteranno che portare i bimbi a scuola con la bici ha cambiato la loro vita: non hanno mai visto i loro figli così entusiasti e sorridenti, quando andavano in auto; adesso sono gli alunni più invidiati. Altri ancora si sperticheranno in elogi sulle eBike, che consentono di coprire distanze anche ragguardevoli senza sforzo, arrivando a destinazione freschi come rose. E che andare in bici fa bene al corpo, oltre che all’anima. Che si riscoprono angoli della città che non si conoscevano nemmeno. Che il caffè del mattino, arrivando al bar in bici, ha tutto un altro sapore. Che, alla fine, sarei un pirla se tornassi a usare l’auto.
Insomma, che Bergamo – come molte altre città italiane – stia virando verso la mobilità dolce è ormai assodato. Le auto sono come dinosauri, in città: sono destinate all’estinzione.
Anche in questo caso lasciamo parlare i fatti: il numero e l’estensione di bike lane e piste ciclabili (ma anche di servizi correlati, come nuove rastrelliere per il parcheggio, i punti di ricarica delle eBike e quella genialata della Velostazione) sono cresciute esponenzialmente negli ultimi anni. Si chiama regola della domanda/offerta: se più gente sceglie i mezzi pubblici e le bici, crescono le infrastrutture. E viceversa. Così si attiva un circolo virtuoso.